PENSIERI AD ALTA VOCE 5

ACCATTONAGGIO DI STATO

Questa ve la debbo proprio raccontare. Anche se si tratta di bassa letteratura.

L’INPDAP non c’è più: era l’ente gestore delle pensioni dello stato (lo scrivo volutamente con la S minuscola, perché quando si arriva a certi livelli!), quindi l’ente erogatore della mia pensione, per essere stato io docente di storia dell’arte al servizio dello stato. Lo hanno eliminato, insieme a tanti altri ed inglobato nell’INPS (che vuol dire Istituto Nazionale della Previdenza Sociale): l’ente pensionistico per antonomasia. Io sono stato d’accordo in questa opera di razionalizzazione del governo Monti, nell’eliminazione di tanti piccoli e grandi, di sigle e siglette a favore di un’unica struttura (sperando solo che non diventi un unico “calderone”).
Senonché ieri mi è arrivata una lettera dell’INPS, sede provinciale di Ancona, area rapporti enti, trattamenti pensionistici di stato, nella quale mi si dice (tra l’altro in un italiano discutibile, figlio evidentissimo dell’istruzione postsessattontesca, contorto come budella aggrovigliate dopo una colica intestinale) che dal 1 novembre 1991 al 29 febbraio 2012 si sono sbagliati e mi hanno erogato “indebitamente” (avverbio che non mi piace per niente, perché vuol dire ”illecitamente”, “illegalmente”, “illegittimamente”. Anche se è chiaro che l’atto illecito è stato compiuto dall’erogatore e non da me, forse sarebbe stato più elegante e raffinato usare un’espressione portatrice di senso meno ambiguo , perché pure i lettori figli della scuola post sessantotto non è che sappiano leggere tanto bene, sicché potrebbero tribolare un po’ad individuare il vero soggetto colpevole dell’illecito: ma mi rendo conto che chiedere certe raffinatezze a taluni è come pretendere che i somari cantino con voce da soprano, perciò lascio correre).

Ma andiamo al nocciolo. La lettera mi dice che mi è stata in ventuno anni (esattamente in 204 mesi) erogata “indebitamente” una certa cifra. Nessuno mi spiega in che cosa è consistito l’errore, quale è la voce che avrei riscosso maggiorata: insomma six dixit e io ci devo credere a occhi chiusi. Mi sono messo a fare i conti da solo e ne ho dedotto che, prendendo per buono quel che dicono (ma perché dovrei farlo?), mi sarebbero stati assegnati mensilmente 28,01 euro in più. La soluzione? Si riprenderanno il surplus indebitamente erogato (da loro, senza alcuna mia colpa né cognizione) a mezzo di trattenute di 227,91 Euro mensili. Capito? Praticamente il decuplo di quanto mi hanno mensilmente erogato. Così in due anni recupereranno quello che sostengono gli sia dovuto. Ma io non ci sto. Prima di tutto voglio vedere se non ci sono prescrizioni da applicare (dopo ventuno anni) perché se così fosse e loro esercitassero ugualmente il potere-arbitrio di recuperarsi l’intero credito , non esisterei un attimo a denunciarli per appropriazione indebita. Poi pretendo che aprano una inchiesta interna per rintracciare l’autore materiale dell’errore che ha prodotto danno all’erario e lo costringano a ripagare il mal fatto. Io , comunque, i soldi che non mi spettano non li voglio, ma la restituzione esigo che avvenga in ragione della medesima cifra con cui sono stato avvantaggiato e cioè 28,01 euro al mese. Ci vorranno ventuno anni e io non li camperò di certo? Problema loro, non mio. Io avrò già il mio bel daffare con un’altra contabilità, quella del Padreterno. Che potrà essere magari più severa, ma certo più equa di quella dell’INPS.
Signor Presidente Monti, non è che così che si aggiustano le cose storte di questo paese. Le storture non si addrizzano con altre storture. E i comportamenti scorretti (bilicati tra l’accattonaggio e l’usura, esempi di cattivo agire) non sono educativi nei confronti del cittadino. Il maestro scorretto non può pretendere correttezza dall’alunno. Sarà pedagogia spicciola, ma viene sottolineata dalla saggezza popolare quando collega gli effetti positivi della predica con l’autorevolezza morale del predicatore. E in questo atteggiamento dell’INPS di moralità se ne intravvede poca. Anzi punto.

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